Esistono una pluralità di strumenti, adatti a situazioni diverse, che permettono al terzo Settore di gestire beni immobili pubblici.

Il primo strumento è il social bonus, che prevede incentivi fiscali per le donazioni destinati al recupero di immobili degradati o di beni confiscati.

Il secondo è costituito dalla facoltà degli enti pubblici di concedere in comodato propri immobili ad enti di Terzo Settore diversi dalle imprese sociali.

Infine la concessione a canoni agevolati di beni culturali ad enti di Terzo settore.

Gli strumenti descritti nascono dall’esigenza di valorizzazione a finalità sociali di beni altrimenti sottoutilizzati o in condizione o rischio di degrado; sono quindi previsti meccanismi che facilitano e incentivano la loro presa in carico da parte del Terzo settore, che assume contestualmente un impegno al mantenimento dei beni stessi.

Come sopra evidenziato, una parte significativa di questi strumenti riguarda la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale e dei beni sottratti alla criminalità.

Alcuni di questi strumenti si collegano al fatto che i soggetti e le azioni legati agli immobili siano estranei ad una logica di impresa:

-il “social bonus” si applica laddove il tipo di utilizzo del bene sia di tipo non commerciale;

-i comodati di immobili pubblici sono concedibili a enti del Terzo settore diversi dalle imprese sociali.

Per quanto riguarda il social bonus, si tratta di un “patto a tre” tra ente di Terzo settore, donatore (impresa o privato cittadino) e Stato. Lo Stato riconosce un credito di imposta (da ripartirsi in parti uguali su tre annualità) per donazioni destinate ad enti del Terzo settore che, previa presentazione di un progetto al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, recuperano immobili pubblici inutilizzati o beni confiscati alla criminalità organizzata per svolgervi attività non commerciali.

Grazie a tali donazioni gli enti del Terzo settore possono svolgere attività di manutenzione, protezione e restauro di tali beni, dando evidenza con apposita rendicontazione al fatto che le cifre ricevute e supportate dal credito di imposta sono state appunto utilizzate per tale finalità ed evidenziando le attività che grazie a ciò è stato possibile svolgere; ciò viene documentato anche sul sito web dell’ente.

Lo strumento giuridico del comodato è previsto espressamente dal Codice, gli enti pubblici possono concedere in comodato beni mobili ed immobili di loro proprietà, non utilizzati per fini istituzionali, agli enti del Terzo settore diversi dalle imprese sociali, affinché vi svolgano le proprie attività istituzionali di interesse generale. La cessione in comodato ha una durata massima di trent’anni, nel corso dei quali l’ente del Terzo settore concessionario ha l’onere di effettuare sull’immobile, a propria cura e a proprie spese, gli interventi di manutenzione e gli altri interventi necessari a mantenere la funzionalità dell’immobile.

Infine, per i beni culturali immobili di proprietà di enti pubblici, che allo stato attuale non sono affittati a soggetti terzi e che necessitano di interventi di restauro, possono, previa predisposizione e approvazione di un progetto di gestione del bene che ne assicuri la corretta conservazione nonché il miglioramento della fruizione pubblica e la valorizzazione, essere dati in concessione a enti del Terzo settore per svolgervi attività di valenza culturale quali: interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale, organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso, riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata.

Entro tali accordi vengono inclusi gli interventi di recupero, restauro, ristrutturazione per i quali l’ente del Terzo settore concessionario sostiene le spese.

È possibile modificare le destinazioni d’uso qualora il nuovo utilizzo sia compreso nelle attività sopra elencate.

L’individuazione dell’ente del Terzo settore cui affidare il bene avviene mediante le procedure semplificate; con tale ente del Terzo settore, la pubblica amministrazione che concede l’immobile può attivare specifiche forme di partenariato tese a valorizzare il bene in forma congiunta e integrata.

Le concessioni sono assegnate per un periodo di tempo commisurato al raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e comunque non eccedente i 50 anni.

Mi occupo di formazione e supporto giuridico per gli enti locali in tema di affidamento e gestione di servizi alla persona e alla comunità.

Roberto Onorati
Blog

Progetto Autonomie Locali

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